Affondò la spada nel cuore del suo corpo esile, torcendola.

La sensazione percepita dalla punta della lama gli aveva fatto intuire di aver colpito un punto vitale.

In quel silenzio, sfuggì un respiro tremante…

“Anche dicendotelo, so che non mi crederai.”

“Che… Cosa?”

“Penso che tu fossi uno dei migliori in questo un gruppo di folli persone, Pete.”

Gli occhi, spalancati per lo stupore, guardarono verso il basso nella fioca speranza di incrociare gli occhi neri di Subaru che era lì vicino.

Con costante sorpresa, estrasse la spada dal suo corpo mentre cadeva lentamente verso terra. Lo slancio costrinse Subaru a fare un passo indietro per poi fare un profondo respiro.

Petelgeuse Romanée-Conti giaceva ai suoi piedi, in una pozza di sangue.

Petelgeuse, il cui cuore era stato trafitto per mano di Subaru, stava per morire.

“È stato davvero difficile gestire questa situazione. Per quanto tu possa comportarti da pazzo, sei un po’ troppo meticoloso. Sul serio, sono rimasto bloccato così tante volte.”

“Cosa, di cosa… di cosa STAI… PARLANDO?”

“Sto parlando di tutti i tentativi vani voluti per arrivare fin qui. Voglio dire, vale anche per la pianificazione della mia strategia, ma nello specifico ottenere la mia carta vincente è stato seriamente complicato. Non hai idea di quanto io sia sollevato.”

Petelgeuse strisciando, stava cercando di concentrare ogni sua forza nei suoi deboli arti. Tuttavia gli mancava la forza per rimettersi in piedi.

Strisciava all’indietro, come per fuggire alla morte.
Subaru non doveva fare più nulla.

E in ogni caso, a Petelgeuse non rimaneva molto da vivere.

“All’inizio non potevo vedere la Mano Invisibile, ero in preda al panico per cosa diavolo stesse succedendo. Avere anche a che fare con “le dita” mi stava creando un sacco di problemi… Adesso mi sento incredbilemente realizzato.”

“Grr, aahhh…”

Il sangue che sgorgava da Petelgeuse rappresentava l’ultimo residuo della sua vita.

Anzichè fermarsi, il sangue continuava a scorrere fuori dall’emorragia, e Subaru, con fare da stratega, lo scrutava attentamente smentre svelava il suo piano.

La nera, celata Mano Invisibile.


I confidenti di Petelgeuse e la sua riserva extra di corpi, le Dita.


E l’abilità di trasferirsi in quei corpi, la sua Possessione allunga-vita.

Facendo ampiamente uso di queste tre carte, Petelgeuse aveva rappresentato perfettamente l’immagine della sua amata ‘diligenza’, mentre cercava di mettere Emilia alle strette.

Abbatterlo aveva richiesto davvero uno sforzo disumano. Infatti, gli ci vollero più di quattrocento tentativi per arrivare fin lì.

“Il che ti rende la persona con cui ho parlato di più al mondo. So quanto folle possa sembrare, ma ti considero quasi un amico. Vedere come fai di tutto per raggiungere i tuoi obiettivi, giocando tutte le tue carte… Cioè, devo dire che mi commuove.”

“Cosa stai dicendo… cosa stai dicendo cosa stai dicendo dicendo dicendodicendodicendo!!”

In un corpo che stava oramai precipitando verso la morte, all’ultimo momento un potere simile alla rabbia lo pervase. Versando in esso tutta la propria esistenza, il morente Petelgeuse sollevò la parte superiore del suo corpo.

Sputò sangue– letteralmente colante dalla sua bocca- e i suoi occhi iniettati di rosso si sgranarono mentre si girava verso Subaru.

“Traditore! Traditore che respinge l’amore della Strega! Non puoi, non puoi ESSERE, PERDONATO!!”

Alzando la voce, Petelgeuse allungò il suo braccio insanguinato.

Non lo stava facendo per attivare la Mano Invisibile. Non aveva senso un braccio invisibile che poteva essere visto. Esisteva solo una cosa che Petelgeuse potesse fare ed era rilegarsi all’entità–

–In termini più appropriati, legandosi ad uno spirito malvagio, Petelgeuse Romanée-Conti, stava cercando di impadronirsi di un altro corpo.

Il processo che gli permetteva di “possedere” un essere umano si basava sul presupposto che il corpo fosse compatibile per essere una delle dita, che fosse un possibile adepto alle arti dello spirito. C’era solo una persona lì che soddisfaceva quelle qualifiche–


“Il tuo corpo è–!!”

“Mio!” era quello che Petelgeuse avrebbe voluto dire e la cui intenzione era quella di derubarlo, ma Subaru non fece altro che tirare un lieve sospiro.

Poi iniziò ad avanzare lentamente verso Petelgeuse, e diede un calcio al suo volto morente.

Il colpo, sferrato con tutta la sua forza, gli spazzò via i denti anteriori – completamente attonito, Petelgeuse cadde all’indietro.


Non era riuscito ad impossessarsi di un corpo teoricamente qualificato.

La risposta di Subaru non fu data dalle parole, ma dalla sua mano destra alzata dove – lì, sulle dita- aleggiava una fioca luce rossa.

Era un’entità chiamata spirito minore.


Ella aveva stipulato un contratto con Subaru Natsuki, ben visto dagli spiriti, il cui ruolo era illuminare sentieri nefasti.

Lo Spirito Malvagio Petelgeuse poteva possedere solo i corpi degli adepti che non avevano un stipulato contratto. Chi poteva sapere quante morti c’erano volute prima che Subaru lo capisse.

“Sono stati i tre giorni più lunghi della mia vita. Anche se dal tuo punto di vista non ci conosciamo affatto…”

“NATSUKI SUBARUUUUUUU!!”

“Hai preso di mira Emilia, –Rimpiangilo.”

Petelgeuse emetté un urlo colmo d’odio, poi, Subaru, gli diede un calcio verso il petto e face calare la spada verso il suo viso capovolto.

Con grande forza, il colpo di spada trafisse il cranio di Petelgeuse, distruggendogli il cervello e privandolo della vita.

L’urlo incessante e assordante si interruppe. Subaru emise un lungo e profondo respiro mentre caricava con il suo peso la spada che stava trafiggendo Petelgeuse e così perforando il terreno.

La strenua e feroce battaglia combattuta contro Petelgeuse, troppo breve contando i giorni reamente passati ma anche troppo lunga per come l’aveva vissuta Subaru, era finalmente terminata.


Un senso di realizzazione lo pervase insieme ad un inesorabile senso di vuoto e di sconforto.

“Oh oh? Sembra che anche tu abbia già finito.”

Una voce si rivolse a Subaru che era rimasto in silenzio per lungo tempo.

Quando si voltò, vide un’ombra immensa che – appartenente ad una bestia dal pelo nero, con la testa da leone e quattro orribili arti- sgusciava tra i fitti alberi e tra la vegetazione avvicinandosi a lui.

Naturalmente, non era stata la bestia a chiamarlo con un tono svogliato. A parlargli era stata la ragazza che montava sulla sua schiena e che stava facendo un occhiolino, troppo adudace per la sua età, verso Subaru.

“Ah, è fatta! Grazie per avermi aiutato, Meili.”

“Nessun problema. Ci paghi, e ti pure sei preso cura di Elsa. Ma ne sei sicuro? Non erano tuoi amici, Fratellone?”

“Chi lo può dire… Se alla fine non avesse cercato di uccidermi, ci saremmo potuti chiamare vecchi amici, ma dal momento che ha cercato di uccidermi… È un peccato non essere riusciti a fare amicizia.”

Mentre si ripuliva con la manica il sangue schizzatogli addosso, Subaru fece spallucce alla ragazza di nome Meili. Poi lei portò il dito sul mento e,

“Mmmmh. Fratellone, dato che non sto provando a ucciderti, significa che siamo amici?”

“Seguendo questa logica, sì. Io e te siamo amici, Meili.”

“Sìììììì, evvai! Ora, contando anche Petra e gli altri, ho un sacco di amici!”

Unendo le mani, Meili scosse le spalle felicemente sul dorso della bestia. Inarcando un sopracciglio per il suo atteggiamento infantile, Subaru fu sorpreso di sentirle dire che aveva un’amica.

“Eeeh, sono sorpreso. È una cosa pazzesca da dire, ma hai davvero degli amici.”

“Eggià. Solo che li ho uccisi tutti.”

“――――”

Sorridendo velatamente, Meili pronunciò quelle parole con una faccia innocente, che non presentava sensi di colpa.

Uccidere. Molto probabilmente erano persone con cui era coinvolta tramite il lavoro.

Per un periodo aveva pensato che Meili avesse un lato infantile, ma la sua etica e morale erano oramai troppo distorte. Beh, era la sorella di Elsa, quindi cosa ci si poteva aspettare…

“In ogni caso, è stato solo grazie a te se sono riuscito a compensare la mancanza d’informazioni. Sei stata davvero d’aiuto e se non ci fossi stata non sarei mai riuscito ad uccidere tutte le dita da solo, eravo nascoste ovunque.”

“Non è stato niente di particolare, non preoccuparti! Pero, dovevi davvero prenderti il disturbo di assumerci? Avresti potuto chiedere a qualcuno di più adatto, tipo i Cavalieri…”

“Non sarei stato in grado di portare a termine parte del mio obiettivo se l’avessi fatto.”

“Obiettivo?”

Meili inclinò la testa mentre cercava di sondare i pensieri di Subaru. Tuttavia Subaru non diede ulteriori spiegazioni, abbozzò un sorriso e,

“Il resto di questo discorso è per gli adulti. I bambini come te non hanno bisogno di sentire altro, Meili.”

“Ahh! Cavolo, mi stai trattando come una bambina! Non mi importa più di te, Fratellone, basta, non mi impoooortaaaa!”

La bestia iniziò a ruggire come se fosse contagiata dalla rabbia di Meili.


Dopo tutta la fatica che aveva fatto per uccidere Petegause, non voleva di certo che questo tentativo fallisse per colpa della bestia.


Nella speranza di farle tornare il buon umore, Subaru fece del suo meglio per metterla a suo agio.

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Traduzione: Vulcan-Pollack

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