Tutte le entrate della villa erano sigillate.

Le porte erano state chiuse dall’interno e tutte le finestre erano sbarrate da tavole di legno.

Se avesse prestato sufficientemente attenzione da domandarsi se le condizioni della villa avessero un che di strano, se ne sarebbe subito accorto.

Anche se, naturalmente, Subaru aveva organizzato questa operazione con la certezza che lui non lo avrebbe notato.

“――!”

Un violentissimo incendio stava ingoiando l’intero edificio, bruciandolo pian piano, finché non sarebbe stato ridotto in cenere.

Le fiamme che inizialmente si erano lentamente propagate nel palazzo non smettevano di crescere bruciando sempre più furiose, mentre consumavano l’edificio ad un ritmo incontrollabile, imperversando con impetuosità, in modo che tutto tornasse alla polvere.

I mobili e gli ornamenti della villa avvolta dalle fiamme non erano le uniche cose che stavano bruciando.

Le molte donne che avevano trascorse lunghe e agonizzanti ore rinchiuse li dentro, stavano perdendo la loro vita soffocate dal fumo e bruciate dalle fiamme… abbandonando la propria forma e mutandosi in carbone ardente, tanto che sarebbe stato impossibile scorgere figure anche solo vagamente dalla forma umana.

Era una morte raccapricciante… un atto crudele che, però, non poteva essere evitato.


Ma chi mai avrebbe potuto credere che quella situazione era esattamente ciò che quelle ragazze volevano?

“Fanculo, fanculo, fanculo questa idiozia!!”

Le lingue di fuoco crebberò in intensità, incrementate ulteriormente dal vento. La voce di un solo uomo che stava imprecando riecheggiò nella villa.


Era una voce affannata, squallida e sonoramente fastidiosa, che gridava all’interno dell’edificio che di lì a poco crollato.


Era in preda alla più frenetica delle agitazioni, non riuscendo a credere a quella situazione così irreale e incapace di comprendere cosa stesse succedendo.

“NUMERO 99! NUMERO 114! Anche la 123 mi va bene! Dove siete!? Dove siete scappate!? Chi credete che io sia!? A lasciarmi indietro così mentre ve ne andate a morire, fino a che punto, dovete, volete, essere, voi, donne irresponsabili ed egoiste!?”

Era un giovane dai capelli bianchi che gridava con un alterato e pungente tono di voce, similmente ad un bambino capriccioso.

Indossava una veste bianca e il suo volto, ordinario, ricordava quello di un demone mentre urlava sbraitando.

Una visione fin troppo bizzarra da scorgere all’interno di una villa in fiamme che sarebbe potuta crollare in un qualsiasi momento.

Se si fosse trattato di una persona normale, ella avrebbe impiegato ogni mezzo possibile per poter sfuggire al fuoco.


Tuttavia l’uomo non mostrava di averne l’intenzione. Al contrario, non pensava affatto di poter morire… stava agendo basandosi su una qualche convinzione che, in qualche modo, evidentemente trascendeva la vita e la morte.

Non è che l’uomo fosse pazzo…

—No, non sarebbe stato corretto affermare che non lo fosse… tuttavia la cosa strana era che le sue azioni non mostravano dubbi, era assolutamente convinto.

‘Questo fuoco non può uccidermi’, pensava.

Pertanto la ragione per cui l’uomo stava gridando non aveva assolutamente nulla a che vedere con il ‘temere per la propria vita’.

Piuttosto era invece ira smisurata che provava verso le proprie mogli, le colpevoli più sospette di quell’incendio così improvviso.

Era una rabbia troppo accecante per permettergli di comprendere cosa realmente stava succedendo.

“Tutte queste maledettissime persone, che, prendono i miei averi, limitati, per poi sperpararli—”

“—Ti sarei grato se chiudessi quella tua boccaccia insopportabile.”

“Nno-“

Ed ecco… il volto di quell’uomo, preda della propria collera, venire colpito in pieno da un calcio spuntato attraverso un muro di fiamme.


Sorpreso dall’inaspettata angolazione del colpo, ma in primo luogo ancor più per la direzione, l’uomo fu sbalzato dall’altra parte del corridoio. Le mura, rese fragili a causa delle fiamme, si ridussero in macerie crollando incapaci di resistere alla collisione.

Rotolò fino a fermarsi disteso sul pavimento e, fissando il soffitto in fiamme sopra di sé, rimase completamente scioccato.

“Cos.. cosa sta…”

“Questo inferno rapressenta la lettera d’addio delle tue molteplici mogli. In altre parole, sembra che sia giunta la fine di quelle terrificanti catene d’amore.”

All’uomo completamente attonito, rispose la stessa una voce che aveva sentito nel momento in cui era stato colpito.


L’uomo si tirò su di getto, come se fosse stato sospinto, e superò il muro frantumato; una donna vestita da abiti neri entrò nella stanza in fiamme.

Il suo sorriso era smaliante e la sua lunga treccia corvina, caratteristica.
Ma ciò che diceva di più della sua identità era, impugnato nella sua mano destra, un kukri— (Tipo di lama ricurva**)

“Una ladra! Chi pensi che io sia!? Questa pagliacciata sarà il tuo ultimo-”

‘Rimpianto’, dichiarò l’uomo mentre allungava entrambe le braccia in avanti, nel tentativo di attaccare la donna.


Ma prima di poterci riuscire fu interrotto da un leggero impatto; vide con la coda dell’occhio le sue braccia, tagliate di netto ai gomiti, liberarsi in aria. Abbassando lo sguardo, constatò che in effetti le le sue braccia non erano più al proprio posto.

Non riusciva a capacitarsene. Cosa diavolo stava accadendo?

“’Immortale’ o ‘Invincibile’? Dimentico quale delle due fosse, ma conosco come funziona il trucco. Ora come ora sei solo una persona simile ad un ripugnate insetto.”

“———! Una puttana come te—”

“————”

Dimenticando di aver appena perso entrambe le braccia, l’uomo il cui orgoglio era stato ferito, tentò di insultare la donna. Tuttavia ella non gli permise di dire una parola di più.


Saltando sulle sue lunghe gambe, colpì con un calcio l’inguine dell’uomo seduto a terra. La forza del calcio fu forte abbastanza da spingerlo in aria e prima di poter accorgersene, le lame della donna, una per mano, oscillarono attirando la morte.

Entrambe le braccia furono ulteriormente tagliate, di netto, sopra i gomiti al livello delle spalle; dalle dita dei piedi fino alle cosce fu tagliato circolarmente, più e più volte.


Le dita dei piedi, le caviglie, gli stinchi, le ginocchia e infine le cosce, erano state lacerate… E mentre il sangue colava quasi senza fine, il suo corpo era mutato in qualcosa di orrido e raccapricciante.

“————A ME—”

“—È encomiabile. Cerchi ancora di parlare nonostante le tue condizioni.”

La donna con un calcio colpì il torso dell’uomo, ora considerevolmente più piccolo, frantumando la finestra serrata da una asse di legno e così mandandolo fuori dalla villa in fiamme.


Con i frammenti di vetro della finestra in frantumi, l’uomo senza arti cadde a terra senza potersi proteggere.

Fortunatamente la stanza era al secondo piano e la caduta non gli provocò danni fatali… Anche se la sua perdita degli arti e la sua copiosa perdita di sangue erano già abbastanza gravi.

“COME SE POTESSI ANCORA SOPPORTARE, QUESTA, TALE È, IDIOZIA!? Io sono un essere completo, il più completo, sono colui che a questo mondo è perfetto. Non chiedo molto, sono cosciente della mio essere, umile e senza avarizia, è così che vivo la mia vita… MA QUINDI, perché, io, fra tutti, devo essere infastidito da dei fallimenti umani che tali sie——”

“Se insulta le persone in quel modo non c’è da meravigliarsi che abbia ricevuto i documenti di divorzio, Signor Regulus.”

“CHEEee!?”

L’uomo che non era nemmeno più in grado di voltarsi tuttavia, scorse un’altra persona apparire nel suo campo visivo.
Un ragazzo dai capelli e occhi neri avvolto in una tunica altrettanto scura: Natsuki Subaru.

Subaru sospirò di fronte a quell’uomo così patetico da non aver ancora compreso la situazione,

“Non avrei mai pensato che avrebbero partecipato così candidamente al mio piano per ottenere… Questo, Signor Regulus.”

“Perché sei, qui… no, allora, sei tu ad aver pianificato tutto… questo?”

“Chi altro avrebbe potuto?”

Subaru, facendo spallucce, contorse le proprie labbra in un sorriso beffando di fronte all’uomo che finalmente aveva compreso la situazione: Regulus.


Denigrato, i suoi occhi ribollirono di rabbia.

“Che tu, maledetto, sia dannato, figlio di puttana! Comprendi cosa hai fatto!? Comprendi di esserti preso le mie mogli, le mie amate mogli?! E alla mia presenza, le hai bruciate a morte assieme alla, mia, casa! Comprendi quanto le tue azioni siano atroci e demoniache? Bastardo uxoricida!”

“Accidenti, non mi aspettavo questo punto di vista, sono sbalordito… Tanto per dire, sono le tue mogli ad aver offerto la loro stessa vita per il funzionamento della mia strategia ‘anti-cuore’.”

“——Im… Impossibile.”, Regulus era completamente sconvolto, e Subaru, mentre portava un dito all’orecchio, si stupì della sua reazione.

Perfino per Subaru era estremamente complesso comprendere se il suo stupore fosse derivato dallo shock della notizia o semplicemente dal non poter sopportare tale scoperta.


Regulus si era circondato con molte donne nella sua villa, che definiva “mogli”, esaltando la grandezza della vita matrimoniale e promettendole una morte atroce se mai gli avessero disobbedito.

Ma se fosse stato solamente quello allora, sarebbe sembrato unicamente un perveso Harem… tuttavia la crudeltà dell’ Arcivescovo non si limitava a quello. Il perfido, aveva diviso il suo stesso cuore con le mogli, fermando il tempo del proprio corpo, divenendo 『immortale』 e 『invincibile』.

L’unico modo per uccidere l’Arcivescovo dell’Avarizia, Regulus Corneas, era far si che il suo cuore tornasse a lui.
E questo significava uccidere tutte le mogli a cui aveva affidato il proprio cuore, privandolo dei ‘posti’ in cui poteva contenerlo.

Com’era prevedibile, Subaru aveva trovato molte difficoltà nel prendere una decisione.


Tuttavia furono proprio le sue mogli – o meglio, le donne che erano state fatte prigioniere da Regulus – a togliergli ogni dubbio.

“Soddisfatte di morire purché gli avessi garantito vendetta su di te. Non riesco nemmeno a ricordare l’ultima volta che ho sentito dire qualcosa di così terrificante.”

“CHI, chi mai crederrebbe a tali sc-c… Io, io amavo le mie mogli! E quindi devono avermi amato anche loro! No?? Non credi che sarebbe strano altrimenti!? Eppure, a me, per avermi afflitto con così tanta sofferenza, significava che non erano delle mogli adeguate!”

“…Sono sicuro che tu sia serio. Questa è la cosa che più di voi mi fa rabbividire.”, Borbottò Subaru con un’espressione estremamente seccata, distogliendo lo sguardo da Regulus che continuava a sbraitare cercando scuse.

Poi il suo sguardo si posò su una figura nera che saltò giù dalla villa in fiamme per poi atterrare nel giardino – Elsa.

Prima di notare lo sguardo di Subaru si spazzò delicatamente la fuligine di dosso.

“Santo cielo, eri preoccupato per me? Tranquillo. Non sono stata ferita da nessuna parte.”

“Non mi sto preoccupando per te. In ogni caso, che diavolo è questa roba? Non ti avevo detto di fargli questa raccapricciante schifezza.”

Elsa deglutì. Subaru curvò le labbra in un broncio, indicando Regulus senza arti.


Quantomeno, il Regulus che Subaru aveva visto poco prima aveva ancora braccia e gambe intere quindi, senza alcun dubbio, doveva essere stata Elsa a ridurlo in quello stato.

Elsa fece spallucce, dicendo: “Mi è sembrato fastidioso che avesse degli arti… E non volevi fargli sapere quello che ti avevano detto?”

“…Si, hai ragione”

Sorprendentemente, sembrava che anche Elsa potesse provare un briciolo di compassione per le persone.


Sarebbe stato sbagliato concedere a Regulus la morte, senza fagli comprendere con quanta determinazione le donne, che si erano sacrificate, lo avevano incastrato.


E ora che lo era venuto a sapere,

“Ggh–gghraaaaaAH”

Elsa conficcò il suo kukri* nel petto di Regulus, usandolo per alzare lentamente il suo corpo, ora, molto più leggero.


Era come una specie di spiedino e mentre il sangue colava ininterrottamente si dimenava con foga, bramando la vita.

“Indolore?”

“No…”

In risposta alla domanda di Elsa, Subaru portò una mano sul mento, riflettendo sul da farsi.


Benché non fosse crudele come Elsa, Subaru possedeva un cuore in grado di provare compassione e rabbia come chiunque altro.

E quello stesso cuore voleva ripagare la determinazione delle donne che avevano scelto di morire in modo così atroce.

Così, Subaru ordinò ad Elsa:

“Lancialo nel punto più debole del fuoco. Lo vedremo bruciare.”

“Molto bene, capito.”

Alle crudeli disposizioni di Subaru, Elsa annuì con un’espressione che non mostrava alcun dubbio.


Infine gettò Regulus, che continuava a dimenarsi e a sbraitare, ai margini dell’edificio in fiamme… in una pila di legno il cui fuoco era fioco.

“――――”

Il suo corpo sarebbe bruciato, destinato ad essere carbonizzato dalle fiamme, fino alla morte; le grida dell’uomo riecheggiarono attraverso il cielo notturno.


Senza che le loro espressioni potessero minimamente cambiare, fianco a fianco, Subaru ed Elsa lo guardarono fino alla morte.

Una volta che il lungo, lunghissimo ed incessante lamento di morte terminò, Elsa disse ciò che pensava:

“Lo stridio di un insetto sarebbe stato preferibile al suo lamento, almeno i loro non sono così fastidiosi.”

E Subaru, era pienamente d’accordo.

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Traduzione: Kamisama

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