“Incontriamoci di nuovo, va bene?”
“Arrivederci, fratellone. Grazie per aver aiutato Elsa.”
Non appena affidò Elsa alla ragazza dai capelli blu con la quale si erano incontrati, Subaru tirò un sospiro di sollievo.

Ad attenderli nella stamberga di cui aveva parlato Elsa c’era una ragazza molto giovane, una preadolescente.
Sebbene la sua età avesse in un primo momento scioccato Subaru, si era occupata con destrezza delle ferite di Elsa e aveva terminato con rapidità i preparativi per fuggire dalla Capitale, sgomberando prontamente baracca.
Lui era a malapena riuscito ad ottenere come ricompensa dei mezzi per potersi mettere in contatto con Elsa.
Tuttavia non era chiaro se quella ricompensa fosse commisurata ai rischi che aveva corso.
“Suppongo che quello che accadrà da questo momento in poi dipenderà da come deciderò di muovermi.”
Subaru si tolse la maglia della tuta macchiata di sangue, se la legò in vita, e cominciò a camminare.
In quella direzione si lasciava alle spalle i bassifondi, andando verso la Casa del Bottino. Dato che per Elsa era stato impossibile raggiungere quel posto, Satella era riuscita a reclamare il suo stemma sana e salva? Questo dubbio lo assillava.
“—”
Poco dopo, Subaru raggiunse la tana dei contrabbandieri. I suoi occhi si spalancarono quando la vide…
“Questo proprio non me lo aspettavo.”
Lo scenario che gli si parò davanti agli occhi era quello della Casa del Bottino interamente congelata.
O piuttosto, “sigillata dentro il ghiaccio” era una descrizione più accurata rispetto a “congelata”. Cosa diavolo era successo? Subaru interrogò immediatamente un residente lì vicino, e:
“Il vecchio capo della Casa del Bottino e sua nipote sono stati beccati dalle guardie.
Qualcosa riguardo l’essersi fatti nemici una maga spaventosa, o roba simile… non voglio ficcare il naso in questa faccenda.”
“Il vecchio e sua nipote stanno bene? La maga?”
“Dicono che nessuno si sia ferito, ma non li ho visti di persona. Senti, basta domande, okay?”
Forse innervosito dalla strana insistenza di Subaru, l’uomo gli spinse via le braccia e scappò scomparendo nell’oscurità di un vicolo.
Subaru ripensò a quelle parole mentre lo guardava allontanarsi, poi si pose una mano sul petto, sollevato.
Non sapeva quanto fossero accurate le affermazioni dell’uomo, ma in fin dei conti non si sarebbe potuto confondere con una situazione, ipotetica, in cui c’erano stati dei morti.
Che le guardie avessero arrestato Felt e Rom era inevitabile, considerando quello che facevano per vivere.
Si sarebbero dovuti godere la prigione per un bel po’ e avrebbero dovuto riflettere su ciò che avevano fatto.
E ora che Subaru sapeva che Satella era salva come sperava—
“—Bene. Dopo questo, cosa dovrei fare?”
Subaru si grattò la testa, consapevole di aver completamente esaurito i suoi obbiettivi.
Era stato evocato in un mondo parallelo, gli era stato donato il Ritorno dalla Morte, lo aveva utilizzato, e aveva salvato un’adorabile mezza elfo dai capelli argentati con un cuore d’oro.
Anche se per raggiungere quel traguardo gli ci erano volute ottantasette morti.
“Ah, cazzo. Forse avrei fatto meglio a morire, resettare, e farmi dire da Elsa perché stava provando a rubare lo stemma di Satella…?”
Avrebbe dovuto davvero chiederglielo mentre la trasportava ferita, ma si era distratto.
In ogni caso, se Subaru le avesse posto una domanda troppo confidenziale, lasciandole scoprire che stava sentimentalmente dalla parte di Satella, non aveva idea di come Elsa avrebbe potuto reagire.
Alla fine sia Subaru che Satella erano vivi. Ipotizzò che fosse stata la scelta migliore.
“Anche se in verità mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più riguardo Satella…”
Da dove veniva? Dove stava andando? L’avrebbe incontrata ancora? Non lo poteva sapere.
Tuttavia avrebbe potuto sempre ripetere tutto finché non lo avrebbe scoperto.
Ma presumendo che ci fosse qualche altro metodo—
“—Ragazzi, questo sarete voi a dirmelo?”
Stando davanti alla casa del bottino ghiacciata, Subaru infilò le mani in tasca e si girò.
Non c’era traccia di persone. Tuttavia numerose sagome si erano allineate nel campo visivo di Subaru.
Un gruppo di volti mediocri, un insieme composto da uomini e donne di tutte le età, senza nessun senso di coesione o di unità.
Se proprio si sarebbe dovuta dire una cosa in comune tra loro, allora sarebbero stati gli occhi.
I loro occhi erano morti. Impregnati dalla follia, in cerca della follia, della pazzia.
E sicuramente, Subaru sapeva che se si sarebbe guardato in uno specchio, i suoi occhi gli sarebbero parsi uguali.
“—”
Quel pensiero lo tranquillizzò abbastanza da fargli rilassare il volto. Poi alzò lo sguardo verso il cielo.
La Luna, sinistra e lucente, scrutava silentemente la Casa Del Bottino e quelle sagome dalla presenza disturbante.
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Traduzione: Vulcan-Pollack
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